Sabato si è svolta presso la Mole Vanvitelliana una conferenza stampa aperta ad alcuni soggetti istituzionali per illustrare i progetti architettonico e culturale dedicati al Lazzaretto di Ancona. Questo perché il Ministero ha firmato qualche settimana fa una convenzione che finanzia la ristrutturazione dell’ultima ala rimasta dell’edificio, quella che porta in alcuni spazi la firma dell’architetto Nervi.
La Convenzione nasce dal fatto che il Comune di Ancona, prima del nostro arrivo, ha superato assieme a pochi altri la concorrenza di centinaia di altri Comuni nel Piano per le città con un progetto complessivo che riguardava l’intero waterfront e le sue emergenze monumentali. Il Ministero ha selezionato il progetto di Ancona, ma finanziando solo la parte concernente la Mole.
Dal nostro arrivo, gli Uffici dedicati al progetto si sono impegnati al massimo e anche di più per realizzare un progetto del quale abbiamo discusso in diverse sedute.
Sabato abbiamo presentato la cosa, e mi sono occupato di illustrare l’idea culturale attraverso una serie di slides. Quello che ho detto lo incollo qui sotto:
PREMESSE
Premessa 1: presentare un’idea culturale attorno a un luogo non significa calarla dall’alto: siamo nel mezzo di una fase interlocutoria in cui si indica una strada da costruire assieme a tanti soggetti. Oggi, d’altra parte, la progettazione non solo di spazi ma soprattutto di sistemi di governance è necessariamente fluida e modulare, né potrebbe essere altrimenti, visto che lo spazio urbano non è tanto una somma di mattoni quanto una somma di persone.
Premessa 2: il riuso degli spazi urbani è un tema centrale oggi. I contenitori ci arrivano dalla storia e da una modernità che li ha ottimisticamente affastellati, un metodo dal quale è bene non farsi contagiare. Consideriamo questo spazi quali opportunità e partiamo dalle loro caratteristiche e dai limiti strutturali, architettonici, ma anche economici e sociali per intervenire creativamente dentro e su di essi.
SLIDE 1: GLI OBIETTIVI
Quali sono gli obiettivi che ci poniamo?
a) La qualità artistica: il Lazzaretto di Ancona ha un dovere etico, direi, di ospitare iniziative ed eventi di qualità indiscutibile.
b) La socialità: vogliamo prevedere un luogo sempre aperto, con attività e utenze diversificate, capace di attirare giovani, famiglie con bambini, appassionati di cultura ma anche no.
c) La sostenibilità: dobbiamo costruire un discorso economicamente sostenibile attorno a un edificio che, da questo punto di vista, appare estremamente critico.
Un presupposto è essenziale: è assurdo pensare che un edificio di tanta forza, bellezza, complessità e maestosità sia un edificio di Ancona e per Ancona. La domanda cittadina non basta e bisogna essere capaci di attirarne altra.
SLIDE 2: LA NARRAZIONE
Si tratta di un edificio dalle caratteristiche uniche. Ha grande forza, e gli spazi sono al tempo stesso distinti e comunicanti: ispirano il senso stesso di una narrazione. Sembra importante partire quindi da quello che si ha. Da quando sono assessore, ho sentito decine di proposte culturali per la Mole. Per meglio dire, ho sentito decine di proposte culturali che, al momento di identificare uno spazio, hanno pensato alla Mole. Si tratta di un procedimento contrario a quello che vogliamo fare: non è possibile forzare un’idea all’interno di un contenitore per sfruttarne la bellezza o l’importanza. E’ invece opportuno partire dalle caratteristiche del contenitore e costruire una storia che lo renda unico anche sul piano dei contenuti.
SLIDE 3: QUELLO CHE ABBIAMO
Cosa abbiamo attualmente?
a) il Museo Omero, uno dei quattro Musei italiani finanziati dal Ministero, che è un unicum a livello nazionale e internazionale;
b) una sezione di sale espositive straordinariamente belle e particolarmente (ma non esclusivamente) adatte a mostre plastiche/installazioni/performative. Sale che possono senza dubbio rappresentare il contenitore d’eccellenza per le attività espositive regionali;
c) una bellissima sala congressi/auditorium, sempre più utilizzata ma dalle potenzialità ancora parzialmente inespresse;
d) un’ala che sarà restaurata con il Piano per le città e che ha particolari vincoli architettonici;
e) un progetto di Distretto Culturale Evoluto, Adriatic Innovative Factory, dal respiro internazionale e capace di intersecare mondo del lavoro e mondo della cultura in chiave turistica e di opportunità.
SLIDE 4: QUELLO CHE CI CIRCONDA
Bisogna ridisegnare alcuni parametri socio-economici e culturali.
– Parametri filosofici, per così dire: abbiamo ereditato una cultura del consumo illimitato che ancora ci permea e che rappresenta un’assurda fantasia di immortalità. Per uscirne è necessario riportare l’attenzione al corpo, a rapporto con gli altri, al dialogo con l’esterno, al concetto di limite quale risorsa e non impiccio, alla materia quale elemento costitutivo della nostra vita.
– Parametri economici: l’Italia, e regioni come la nostra in particolare, vantano un tesoro ampiamente riconosciuto dalla recente letteratura, la mentalità artigiana, il saper fare, inteso come spirito prima che come konow-how materiale. Si tratta di una risorsa economica fondamentale, che attinge alla cultura della bottega e che oggi può costituire una fonte primaria.
– Parametri artistici: la contaminazione, la messa in rete, il lavoro collettivo, lo scambio, le ibridazioni. Il mondo dell’arte vive mutazioni strutturali, organiche, del suo stesso dna. E’ necessario viverle e prenderne atto trovando anche però il collegamento tra questo oggi e l’arte tradizionale, attualizzando i concetti di museo, di opera, di intervento urbano e sociale, di soggetto-artista.
+SLIDE 5: LA FILIERA
Dalla somma di quello che abbiamo e del mondo che ci circonda e permea nasce l’idea di costruire alla Mole una filiera che sia in grado raccontare il rapporto creativo tra uomo e materia, tenendo fermi gli obiettivi che ci siamo proposti: qualità artistica, socialità, sostenibilità.
Il primo elemento della filiera è quello artistico tout court ed è costituito da:
a) il Museo Omero, inteso come unicum e come collezione di arte plastica e multisensoriale dalle grandi prospettive di crescita;
b) le Sale Espositive principali, che devono gradualmente essere capaci di offrire il meglio delle esposizioni del territorio e di attirare una domanda sovra cittadina e sovra regionale, in un’ottica di internazionalizzazione. All’interno della filiera, queste Sale privilegeranno, ma non in maniera esclusiva, le arti plastiche e materiche;
c) un collegamento tra la Mole e il resto della città segnato da interventi artistici (sculture, installazioni, anche temporanee ma continue) che attenui il carattere insulare dell’edificio e renda conto a tutta la città della sua effettiva vicinanza;
d) il possibile coinvolgimento di specifiche attività didattiche artistiche istituzionali (Accademie, istituti etc.).
Il secondo elemento della filiera è rappresentato da design e sostenibilità:
a) spazi espositivi dedicati alla storia e alle dinamiche del design;
b) spazi espositivi riservati, anche a rotazione, a operatori commerciali legati ai concetti di design, sostenibilità, arredo d’arte, materiali ecologici;
c) ambienti per workshop e laboratori;
d) particolare attenzione all’oggetto e alla sostenibilità nel concepire gli arredi dell’intero edificio.
Il terzo elemento della filiera è rappresentato dall’artigianato artistico:
a) spazi espositivi, anche a rotazione, per operatori;
b) spazi espositivi e laboratoriali ed eventi legati ai fenomeni contemporanei legati all’idea di materia e oggetto: i Makers, l’Handmade;
c) laboratori, corsi, workshop.
Il quarto elemento della filiera è legato all’artigianato in funzione della didattica e della socialità:
a) laboratori dedicati alle famiglie e ai più piccoli;
b) spazi per giochi manuali e fisici per i bambini;
c) luoghi di passeggio, frequentazione, allestiti in maniera dinamica, organizzati per poter essere trasformati; spazi di ristorazione, wi-fi in tutto l’edificio, attività varie.
Il quinto elemento della filiera è quello che riguarda lo “scarto”:
a) spazio espositivo e laboratoriale dedicato al riuso creativo dei materiali;
b) didattica sul riciclo
SLIDE 6: LE IBRIDAZIONI
Pensare a una narrazione non significa rinchiudere uno spazio così ricco di potenzialità all’interno di una gabbia concettuale. Bisogna considerare una serie di ibridazioni, ovvero di attività che popolano lo spazio rimanendo a lato della narrazione principale, senza esserle seconde per importanza. In particolare:
a) la funzione congressuale: abbiamo una meravigliosa e grande sala che ha ampi margini di miglioramento e alla quale saranno affiancate aule per i congressisti, spazi di lavoro, bar etc.;
b) la funzione legata agli spettacoli: la Mole resta uno dei centri pulsanti della proposta artistica, teatrale, di danza e musicale, letteraria, filosofica etc. della città, secondo un principio di commistione e cooperazione fondamentale;
c) Adriatic Innovative Factory: la Mole ospita il progetto di Distretto Culturale Evoluto Adriatic Innovative Factory, con capofila la Camera di Commercio, che costituisce una finestra straordinaria verso il mondo dell’Adriatico e un’ancora per Ancona capitale della Marcro-regione adriatico-ionica.
d) La funzione di svago e ristorativa, che deve integrare le varie funzioni dell’edificio secondo principi di ergonomia e km 0.
SLIDE 7: GOVERNANCE E SOSTENIBILITA’ ECONOMICA
E’ un grande e bellissimo edificio, e contiene un grande progetto. Perché il progetto sia sostenibile bisogna pensare:
– che il tutto sia in grado di attirare domanda esterna alla città: non ci troviamo in una metropoli e dunque il Lazzaretto di domani deve essere un magnete capace di attirare forze creative e pubblico fruitore;
– che vi siano anche fonti di sostentamento interne al progetto stesso.
Da questo punto di vista ci sono buone pratiche in Europa – e in Italia – alle quali ispirarsi e fondamentale è concepire una governance ibrida: soggetti differenti, con missioni differenti (sociali, economiche, culturali) possono essere spinti a una coesistenza che è la sola possibile, oggi, per la gestione di spazi pubblici tanto complessi.
Faccio alcuni esempi:
la Kaapeli di Helsinky ha una gestione pubblico-privata che ha generato una società ad hoc la quale gestisce gli affitti di parte degli spazi finanziando le attività culturali valutate da una specifica commissione; una cosa simile accade alla Friche di Marsiglia.
Un caso particolarmente interessante è la Chocolate Factory di Londra, dove la Municipalità ha creato una struttura per lo sviluppo artistico locale, che funziona anche da agenzia sia in entrata che in uscita di artisti.
Le Officine Grandi Riparazioni di Torino concedono in locazione una considerevole percentuale dei loro ventimila mq ad attività selezionate.
Spazio Grisù di Ferrara concilia l’aspetto artistico con l’industria legata alle performance e al design e si propone come prima Factory creativa dell’Emilia Romagna. Per farlo, ospita imprese legate al mondo della comunicazione e del design.
Credo che, nel nostro caso, sia possibile ipotizzare
– un aspetto istituzionale (Museo, Sale espositive, Spettacoli, Adriatic Innovative Factory)
– un aspetto privato legato all’esposizione artigianale e di design
– un aspetto privato che possa svilupparsi attraverso l’affitto di locali ad imprese che abbiano certe caratteristiche (imprese giovani, di co-working, legate al mondo della creatività)
– un aspetto didattico legato ad Accademie o istituti similari
– un aspetto sociale con la messa a disposizione della città di uno spazio multiforme, adatto alla fruizione da parte di tutti
Le prassi che ho visitato/studiato dicono che la governance migliore è quella ibrida, in questi casi: un soggetto dinamico che abbia al suo interno l’istituzione, capace attraverso di altri soci di partecipare a reti anche lontane nello spazio, ma in grado di portare produzioni e situazioni importanti (i soci non devono, nell’era della tecnologia, necessariamente trovarsi in loco, o essere localizzati fisicamente, penso a circuiti artistici, fondazioni artistiche internazionali etc.), che dia spazio al mondo associazionistico coinvolgendolo nella gestione e ugualmente a quello imprenditoriale con particolare attenzione alle imprese giovani e legate alla creatività. Il tutto, puntando a un sostentamento economico che è possibile, come dimostrato da numerose esperienze nazionali ed internazionali.